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Carte Salate

Le prime tecniche di ripresa “fotografica” non si abbinarono immediatamente a tecniche di stampa.

Uno dei motivi principali di questo “ritardo” è dovuto al fatto che, almeno inizialmente, non si cercava una tecnica destinata alla riproducibilità, ma semmai alla riproduzione unica della realtà.

Curioso è seguire gli sviluppi della tecnica delle carte Salate e come questa tecnica, basata sulla creazione di un internegativo di carta, ci abbia poi dimostrato come la fotografia tramite negativo (quindi replicabile) sarebbe stata la strada giusta per l’evoluzione tecnologica.

 

William Henry Fox Talbot

Questo il nome di chi si prodigò nelle lunghe ricerche che ci portarono all’invenzione della fotografia Moderna.

In realtà i lavori di Talbot si spesero per molti anni nella ricerca di un tipo di fotografia che restituisse un positivo direttamente “in camera”, come analogamente sperimentavano i contemporanei come Daguerre e Niepce.

I suoi sforzi si diressero poi ad una tecnica che prende il nome di Calotipo o Talbotipo. Questa, come accennato sopra si basava su un processo positivo/negativo.(esattamente come tutta la fotografia analogica arrivata fino ai giorni nostri)

Come in tanti ambiti della tecnologia dell’800, la corsa ai brevetti però era sin troppo veloce. Talbot non riuscì a precedere i colleghi francesi.

Il preocedimento venne comuniato alla Royal Society nel 1841, in netto ritardo rispetto al più ambizioso Daguerre.

 

Il procedimento inventato da Talbot era carente rispetto al principali rivali francesi almeno sotto due aspetti: da un lato il Calotipo aveva una nitidezza molto inferiore al Daguerrotipo ad esempio (il calo di nitidezza era legato in gran parte all’uso della carta come negativo).

Dall’altro lato veniva visto come meno “prezioso” proprio a conseguenza del povero materiale usato, la carta.

L’INVENZIONE DEL NEGATIVO

La portata delle scoperte di Talbot non venne compresa subito, leggendo la storia a posteriori però possiamo intuire come la sua intuizione porto in un colpo solo alla duplice invenzione di NEGATIVO e STAMPA.

I frutti di questa intuizione saranno fruibili appieno solo a seguito di due successive scoperte:

John Herscel scoprì le proprietà dell’ iposolfito di sodio. In grado di fissare definitivamente l’immagine stampata, senza il rischio che questa continuasse a svilupparsi-

Scott Archer mette a punto la tecnica del collodio umido. Questo ci porterà per la prima volta a poter accedere ad un negativo su vetro. un supporto totalmente trasparente e privo si impurità, al contrario della carta.

 

IL PROCEDIMENTO DI STAMPA

Il procedimento messo a punto da Talbot prevede la sensibilizzazione del supporto di carta con una soluzione di cloruro d’argento. Le proprietà del Nitrato d’argento erano già note alla chimica del tempo, ciò che serve all’argento per diventare fotosensibile è l’unione con un alogenuro, un sale.

Talbot scelse il più comune dei sali, quello da cucina, il cloruro di sodio. NaCl.

Dall’unione del nitrato d’argento + cloruro di sodio Talbot ottenne il Cloruro d’argento. Proprio su questo sale dell’argento Talbot baserà il suo processo di Stampa. Chiamato non a caso Carta Salata.

La carta viene sensibilizzata in due passaggi:

PRIMO STEP

prevede la stesura di una soluzione di Cloruro di sodio diluito in acqua ad una percentuale di sale del 2%. La casrta può essere ricoperta in vari modi (pennello,immersione,rod). Fondamentale è l’asciugatura dopo questo passaggio.

SECONDO STEP

a questo punto, a luce soffusa, si procede con la stesura del nitrato d’argento. La soluzione stavolta prevede una concentrazione di nitrato del 12%. La tecnica di copertura rimane la stessa, segue asciugatura.

L’ESPOSIZIONE

A questo punto la carta è pronta per essere esposta, si comportera come una qualunque stampa di tipo P.O.P., potremmo seguirne dunque l’annerimento a vista.

Faremo un sandwich sovrapponendo alla carta il nostro negativo e lo potremo esporre a luce UV.

Orientativamente sarebbe consigliabile l’uso di un torchietto da stampa e di un bromografo per poter garantire delle stampe che possano essere replicabili. Io me ne servo abitualmente per questioni di comodità. nulla ci vieta però di esporre le carte a luce solare.

FISSAGGIO

Solo dopo qualche tempo dall’invenzione delle carte salate fu possibile l’aggiunta dell’ultimo passaggio della stampa, il fissaggio. Prima di allora le stampe erano destinate a deperire col tempo e con l’esposizione alla luce.

L’apporto finale fu dato da Sir John Herschel. Membro come Talbot della Royal society inglese.

Herschel aveva studiato negli anni le proprietà dell’iposolfito di sodio come agente fissativo del nitrato d’argento. In poche parole l’iposolfito riusciva a lavar via dalla carta tutti i residui non esposti di cloruro d’argento, la stampa diventava così perenne. 

Il fissaggio della carta avviene pr immersione della carta in una soluzione di acqua e iposolfito di sodio. La dose che utilizzo di solito è di circa 250g di iposolfito su 1 litro di acqua distillata.

LINK ESTERNI

per una video spiegazione del processo rimando al video sul mio canale youtube:

https://youtu.be/gY0CwzWSPFI

Una selezione di foto, tratte da un mio progetto sulla pagina instagram:

bit.ly/3Vo5tnJ